“O my, your fever’s high:
I lay my hands upon you”
“…”
Quando Ethan provò ad inspirare gli sembrò di dover improvvisare la naturalezza di quell’atto vitale: si sentì come un attore che, all’aprirsi del sipario, avverta lo schiaffo dell’amnesia a rimodellargli mascella e mandibola.
Ethan cercò ancora l’inspirazione, di fretta e d’istinto: lo fece con l’affanno d’un neonato che, alla prima boccata d’aria, avverta lo schiaffo dell’ostetrica ad indicargli il lungo cammino verso l’indipendenza.
„O my, haven’t you heard:
the truth is untrue.“
“…”
Fu quando lo slancio di Cloe gli finì addosso che Ethan sentì gli sarebbe mancato il fiato: fu come se lei avesse calcolato male le distanze, come Alice al morso di quei biscottini nel Paese delle Meraviglie.
Come se lei avesse calcolato male i tempi: come un paracadutista che si dimentichi di aprire un abbraccio, preferendo la violenza dello schianto alla prevedibilità del morbido atterraggio d’un gesto d’affetto.
Forse, se avesse smesso di pensare, Ethan sarebbe riuscito a lasciarsi scivolare nella spontaneità di quell’incontro: ad occhi chiusi e senza riflettere, come si tuffano i ragazzini dall’altezza delle scogliere.
Ethan però di pensare non smise e, in quell’abbraccio mancato, percepì tutta l’intensità degli anni che non avevano condiviso: come se nell’istante dell’impatto avesse rivissuto una vita intera, di quelle in cui non ci si perde di vista.
Giunsero così al suo olfatto le colazioni in sua compagnia: vennero come lunghi istanti di lieve spensieratezza in riva al mare d’Aprile, quando in spiaggia non v’è ancora nessuno e la sabbia freme d’impazienza nell’anticipare la Stagione imminente.
Percezioni si palesarono come ricordi di Vita realmente vissuta, consumata quanto il legno delle barche di pescatori stanchi: era infatti ormai mattina inoltrata, al cuore di questa colazione senza Tempo.
È ancor solo mattina Cloe, ma già avverto il freddo che seguirà il tramonto: busserà con insistenza alla nostra tenda anche lassù in alta quota, là ove si può giunger solo in due.
Ci troverà il freddo Cloe, sulle vette del nostro cammino: lassù anche in Estate il respirare si fa tangibile e, come duttile creta, si lascia plasmare dalla brezza d’una notte stellata.
In quella spirale di percezioni Ethan udì le tonalità delle loro risa, perfettamente armonizzate su ottave differenti.
In quell’abbraccio non riuscito Cloe chiuse su di lui parzialmente le braccia ed in lui le ferite che avrebbero visto guarire insieme, se insieme fossero cresciuti.
Erano ferite condivise e, come tutte le ferite condivise, non avrebbero lasciato segni permanenti: come le ginocchia sbucciate dei bambini, come il cuore infranto degli adolescenti.
Come Cloe ed Ethan, se insieme avessero raggiunto l’età adulta.
“…”
Ethan provò ancora ad inspirare ma una neonata Emozione, percorrendo la ripida discesa di tutti quegli anni non vissuti, si fece valanga insostenibile a comprimergli lo sterno.
Avesse avuto branchie, Ethan le avrebbe messe in moto con pulsare frenetico.
Con crescente pulsare frenetico.
(Nel frattempo, alla sorgente del sistema circolatorio, un solo schiocco silente.)
“Now I’m breathing: I could not breath until you did”
Ethan inspirò tutta la Vita di questo mondo senza inalare una singola molecola d’ossigeno: con la cupidigia del fumatore in astinenza, Ethan aspirò fino a non poter più contenere sentire alcuno.
Ethan inspirò tutta la Vita di questo mondo, compresa quella che con Cloe non avrebbe condiviso.
Ethan inspirò tutte le Vite di questo mondo, comprese quelle che aveva fino ad ora perse di vista.
Ethan inspirò ancora, fino a che questo mondo non perse di vista.
“I’m one second after you.
Just a second after you.”
In inglese, brevi citazioni dal brano Sleeper dei Katatonia (Compositori: Nyström / Renkse)