This body holding me reminds me of my own mortality
Edward periva una decina di volte al giorno: non erano quelle certo morti permanenti quanto, come amava definirle lui, piccole fratture ramificate del suo flusso vitale.
Pochi secondi, seppur ripetuti più volte al giorno, in cui il suo vivere cessava di scorrere, lasciandosi cadere come un pesante mammifero marino verso l’assenza del buio dei fondali.
Una lenta caduta libera, con l’anima ricurva in posizione convessa.
Un movimento tanto lento quanto fluido in cui era la gravità a farla da padrone, disturbata solo da brevi oscillazioni laterali (il fluire delle correnti, il dipanarsi degli eventi).
Un centinaio di secondi al giorno ad occhi chiusi: pochi minuti in cui lasciarsi andare ad un sonno profondo da far assopire il cuore, come volesse riposarsi dall’intensità crescente del suo battere.
Un sonno pesante da rimodellare i polmoni: come fossero creta, come non avessero contenuto mai gas alcuno.
Wide eyed and hopeful
Wide eyed and hopefully wild
Edward aveva sempre riaperto gli occhi: di getto, come esplodono i petali dei fiori in Primavera, urlando con impeto per sopraffare l’Inverno.
Con trasporto ed ardore tornava Edward in superficie: come lottano i cervi nella stagione degli Amori, come balzano oltre le cime i raggi del Sole, dopo l’ultimo sbuffo d’una notte ormai finita.
This body holding me, be my reminder here that I am not alone
Embracing you, this reality here
Nei lunghi episodi di Vita ininterrotta, quando le sue funzioni vitali mantenevano costante la loro presenza, Edward provava un effimero piacere nel condividere piccole porzioni di Tempo con Amelie, la sorella che avrebbe avuto se non fosse nato e cresciuto figlio unico.
Amelie, forse per ferite mai chiuse o per semplice desiderio di leggerezza, del mare della Vita aveva sempre prediletto la superficie: si lasciava trasportare dalle correnti, talvolta spezzando la passività con lenti movimenti simili a quelli di un infante che s’abbandona al più amabile dei sogni. Amelie non nuotava: fluttuava sul pelo dell’acqua come innamorata di quell’invisibile linea di separazione tra stato gassoso e liquido, come se per lei i piccoli piaceri del vivere fossero sempre più intensi delle preoccupazioni.
L’esistenza per Amelie era sempre stata un gioco, un pulsante e continuo effluvio di fresche situazioni intramezzato talvolta da momenti di quiete: poiché anche giocare stanca, in fondo.
Amelie sorrideva con levità ogni qual volta Edward tornasse in superficie, nuotandole per qualche istante intorno: per quanto lieve il suo era un sorriso incontenibile come quello che segue il solletico, come quello dei bambini quando giocano e scherzano sott’acqua, là ove Amelie non sarebbe andata mai.
Suo era l’aroma dei frammenti di cannella che entropicamente terminano il loro slancio sulla turgida superficie di mezzelune d’arancia.
Edward era invece l’aculeo pungente dello zenzero che avrebbe trafitto sottili fogli di menta, sventrato esili baccelli di vaniglia.
In this holy reality, in this holy experience
Respirata attraverso gli aromi del loro trasudare, la loro amicizia generava pregnanti stimoli sensoriali: pareva aver un senso, al di là del sinuoso alternarsi delle maree che diluiva le condivisioni.
Vista attraverso il fluido della loro essenza, era questa un’affinità funzionale: riusciva a tessere impercettibili filamenti che sembravano avere una loro libera quanto sensata geometria.
Come una ragnatela secreta dalle ghiandole di due differenti aracnidi.
Come una tela tessuta a quattro mani, vibrante d’ispirazione e svincolata d’ogni trama.
Come la tensione che, liberata, avrebbe permesso al cuore di Edward di continuare a battere, donandogli un’esplosione d’ossigeno per superare ciascuna delle sue piccole morti.
Come la tensione che, liberata, avrebbe permesso al viso di Amelie di sorridere ancora.
Celebrating this chance to be alive and breathing.
This chance to be: alive, and breathing.
Alive (and) breathing.
In corsivo, citazioni di “Parabola” dei Tool (Danny Carey Justin Chancellor Adam Jones Maynard James Keenan)