C’è, in cima alla collina, una villa con piscina:
è abbracciata da un bosco di castagni e, sulla superficie limpida della sua vasca, si riflettono ora i colori infuocati dell’autunno.
Nell’incontaminato silenzio che ci avvolge,
l’acqua della piscina appare come una fredda tela in cui Madre Natura mescola con cura acquerelli infuocati: è toccante metafora di Stagioni che s’intrecciano,
è il ricordo dell’estate su cui lievi galleggiano le lacrime dell’autunno.
Calde tonalità ondeggiano sul profondo turchese: come in armoniosa danza l’acceso giallo e l’intenso rosso si confondono su quella distesa pervinca e noi, ammaliati dall’intensità di quel contrasto che ci accarezza il cuore, torniamo piccoli e fragili come non mai.
Tutt’intorno nient’altro che il saliscendi sinuoso dei profili collinari, la fragile purezza di una Natura ancora vergine: a guidare i nostri passi è l’immaginazione d’un sentiero quasi invisibile che si snoda, s’aggroviglia, e (mimetizzandosi tra i frutti dell’autunno) ci conduce in comunione profonda con la vacuità d’una landa sperduta.
Qui giunti, sappiamo sentirci a casa.
Qui possiamo finalmente ritrovare noi stessi, dimenticando la via del ritorno.
Tutt’intorno,
silenzio.
“Run my child, run, yet I’m whispering, yelling “Come back!”, ‘cause the creatures of night cannot steal from your eyes what you’re feeling Inside.”
In corsivo – Christabel – “Leaves Dance”