Ricordi cromie.

“Queste colline non sono mai state così verdi” – pensò, mentre lasciava cadere gli ultimi pensieri come foglie dorate ormai prive di vita.
I colori, in quel freddo giorno d’autunno, non erano mai stati così saturi e vibranti: erano le ultime esplosioni cromatiche prima dell’inverno, prima che s’assopisca la Natura e le tinte appassiscano, mutando in una piatta scala di grigi.
Erano quelle le colline dell’infanzia, d’un tempo lontano vissuto nell’inconsapevolezza, in un fragile guscio di spensieratezza che era necessario frangere per accedere ai caotici e fertili anni della maturità.

(Chi rompe paga, ed i cocci non si riallineano mai: mai come prima, quantomeno).

Erano quelle le colline dell’infanzia e, ora che l’ultimo raggio di Sole ne accarezzava lievemente i declivi, quegli anni così spensierati parevano essere un po’ meno lontani: con fili d’un tessuto invisibile ricucì il suo vissuto, stagione per stagione, prima che il Sole iniziasse ad indietreggiare desaturando colline che resteranno primavera nella memoria.

 

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