Al di là della famiglia o di un’indefinibile felicità,
ciò che l’uomo contemporaneo va spesso ricercando è, in realtà, un senso d’appartenza.
Molte delle problematiche sociali odierne nascono dal fatto che la consapevolezza di questa ricerca sia spesso latente: andrebbe quindi, a parer mio, risvegliata.
Affinché si riesca a concepire tale rinascita, va innanzitutto compreso che la genealogia più utile ed interessante per conoscere se stessi non è tanto quella biologica quanto, piuttosto, quella spirituale.
Il senso d’apparenza di cui sopra, spogliato d’ogni sua connotazione negativa, disegna intorno all’individuo invisibili orbitali sui quali (secondo vie del tutto spontanee e naturali) andranno a posizionarsi i satelliti che più s’addicono alla sua essenza: così facendo, la piacevole sensazione d’esser nell’ambiente che più gli è consono andrà amplificandosi automaticamente.
Sarà sufficiente scivolare fluidamente nella collocazione per la quale s’avverte maggior intimità.
Sarà sufficiente Essere.
Inserito nella sintonia di tale contesto, il soggetto entrerà in una meravigliosa trama d’interazioni e scambi ben più nobile di quella studiata dagli economisti: non troverà prezzi da definire e domanda/offerta si intrecceranno a tal punto da esser indistinguibili.
Infine, ancor meglio, non ragionerà più in un’ottica di perdita o guadagno (quella stessa ottica da cui generano molte delle problematiche di cui in apertura d’articolo) poiché non vi sarà più alcuna differenza tra donare e ricevere.
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Raggiunta la galassia in cui sentiamo d’appartenere, invisibili attrazioni gravitazionali si metteranno quindi in moto per condurre nel nostro intorno altri pianeti o satelliti con in quali siamo da sempre in armoniosa risonanza, in positiva interazione.
Udire il silenzioso ed inconfondibile respiro di quell’universo ci farà capire che la meta è stata raggiunta.