D’où je viens le temps n’existe pas,
Les secondes deviennent des heures,
Les années de courts instant.
Nel lento torpore del risveglio avverto l’avvolgente suono di chitarre che mi circuiscono con tagliente trasversalità:
melodie scivolatemi tra le mani chissà quanti autunni fa che là mi riportano,
nell’incoscienza di questo loro inatteso ritorno in un pomeriggio sospeso
tra rilassanti cure dell’Io e frenetiche spirali d’impegni,
tra Estiva spensieratezza e Autunnale malinconia.
In questa sua fluttuante non appartenenza, il pomeridiano risveglio viene vissuto senza passato né futuro ed al di là del presente,
coadiuvato da colonne sonore che, sorprendendomi, sanno ancora trovare le vie per lasciarsi ascoltare:
così fanno con apparente casualità, insinuandosi tra polvere e ricordi,
tra tutto ciò che con gli anni abbiamo pianificato con chirurgica meticolosità
ma che (con provvidenziale benevolenza) solo in parte si è avverato.
Una fresca brezza filtra tra le imposte socchiuse:
il mio sguardo la cerca,
quasi la sfiora per poi soffermarsi su una coppia di anziani che percorre familiari viali con costante risolutezza,
serena rassegnazione,
nessuno scoramento.
Qualche metro sopra le loro teste un mare di foglie ancora prevalentemente monocromatico sembra condividere lo stesso stato d’Animo: sarà Autunno presto.
Sarò Autunno presto,
stagione maestra,
che ogni anno con fare instancabile cerca di trasmetterci l’accettazione pacifica di ciò che non è nel nostro potere mutare.
Così fa da millenni, inserendo con riservatezza il suo insegnamento subito dopo l’adolescenziale spensieratezza Estiva:
è una lenta dissolvenza che accentuerà i suoi contrasti tra la rigidità fiocchi di neve e temperature che (spingendosi giù oltre lo zero) ci porteranno inevitabilmente verso gli abissi dell’Introspezione.
Nella sonnolenza del tardo pomeriggio,
con lo stesso disco che ancora suona dopo anni di comatoso letargo (amplificando la già sensibile distorsione sensoriale),
avverto con levità l’arrivo dell’Autunno.
Nelle case c’è chi prepara calde pietanze sotto luci artificiali che accompagneranno il serale desinare fino ai primi mesi dell’anno nuovo: tutto nel rispettoso silenzio della mutazione ormai in atto, per quanto ancora poco percettibile.
Arriverà l’Autunno come hanno fatto tutti i suoi predecessori,
portandoci i silenzi ma senza privarci della spensieratezza.
Arriverà con malinconia, con una dolce malinconia non del tutto sgradita,
che saprà non trovarci impreparati.
Arriverà l’Autunno e noi sapremo non nascondergli la nostra sensibilità: perché quando tremano le foglie,
in fondo,
tremiamo un po’ anche noi.
Con l’Anima che lentamente andrà raffreddandosi,
sapremo mantenere un Cuore ancora più caldo, attento, sincero.
Benvenuto, Autunno.
Nota: nell’apertura in corsivo liriche degli Alcest, tratte dal brano “Souvenirs D’un Autre Monde” (link youTube).