L’ultima Matrioska.

Try this trick
and you’ll ask yourself:
“Where is my mind?”

Era sera ormai tarda: una tarda sera d’ottobre quando Dylan, sentendosi la testa stranamente vuota e leggera, infilò d’istinto la giacca per uscir incontro all’aria d’autunno.

Un’elettricità tangibile dirigeva l’invisibile danza di azoto e ossigeno: come stesse per rinascere l’universo intero e le stagioni, affaccendandosi frenetiche per prepararsi all’evento, si confondessero le une nelle altre scambiandosi le vesti.

In questa tensione creativa, forse poiché ormai maturo, autunno ricevette in dono da primavera lunghi pomeriggi in grado di strappare l’oscurità a morsi, di restituire a sere tarde come questa la luce che loro spetta.

Vestito a primavera, autunno rappresentava ora l’ultima d’una lunga serie di gravide matrioske: l’ultima che, in questa tarda sera d’ottobre, avrebbe dato i natali ad una stagione nuova.

Un ultimo travaglio, poi nient’altro che Vita.

Un ultimo travaglio, poi nient’altro che Vita: come se la mente di Dylan avesse finalmente smesso di comprendere e razionalizzare, delegando al cuore il compito di accoglier ed accettare.
Come se la mente di Dylan avesse infine imparato a tacere, lasciando al cuore il compito di ascoltare.

Era una tarda sera d’ottobre e Dylan, fluidamente, tra i viali alberati di un paese assopito riprese a camminare.

 

(La breve citazione in inglese è dei Pixies: “Where is my mind?”, brano qui riproposto in un’intima veste piano&voce. Compositori: Charles Michael Kittridge Thompson).

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