“Oggi ho messo la giacca dell’anno scorso, che così mi riconosco.
Ed esco.”
Nonostante sia Domenica, chi è uscito incontro al freddo clima autunnale pare andare di fretta.
A lato strada si parla poco, si accelera il passo.
Per strada si accelera e basta.
Nonostante non sia ancora Ognissanti, c’è chi già pensa al Natale prossimo.
Le ore pomeridiane si fanno presto buie: dalle finestre delle case, fioca, s’irradia luce artificiale.
Le ore pomeridiane si fanno presto buie e, al silenzio della strada, sovrappongo dialoghi che immagino possan prender vita al di là delle finestre appannate.
Una coppia di mezza età discute in cucina di pietanze che ben riescan a soddisfare le esigenze degli ospiti.
Bambini inventano storie per noi irreali, avvolti nelle morbide coperte delle loro camere da letto.
Adolescenti sprofondano in comodi divani, in salotti dall’arredamento rustico, in case che presto non saranno più loro ma di cui manterranno sempre vividi ricordi.
Camini fumanti al di sopra di abitazioni che, contrapponendosi al clima qua fuori, si fanno sempre più calde ed accoglienti.
“Ho deciso di perdermi nel mondo:
anche se sprofondo, lascio che le cose mi portino altrove.
Non importa dove.
Altrove.”
Nell’aria gelida, poco sopra l’asfalto bagnato, foglie multicolori s’alzano in volo e scivolano via silenziose.
Rari passanti nascondono dietro sciarpe e cappelli la loro eccessiva riservatezza, la loro poca propensione ad un qualche tipo di interazione.
Negozianti s’affaccendano augurandosi sia presto l’ora di chiuder bottega, augurandosi di poter a breve anche loro accelerare il passo verso casa.
Al parco giochi è freddo il vento e le mamme ritirano i bambini verso il focolare: resta uno sparuto gruppo d’adolescenti ad ingannare il Tempo con abitudini poco salutari.
“Che nell’incosciente non c’è negazione.”
Ripenso al me bambino: anche per me era questa l’ora, in questo periodo dell’anno, per rincasare.
Ripenso al me adolescente: anche per me era questa l’ora, in questo periodo dell’anno, per attardarmi con i coetanei, ingannando talvolta il Tempo con abitudini poco salutari.
Guardo all’uomo che sono diventato e, nel silenzio di questa buia stradina, scorgo ben definiti i miei lineamenti: le rughe delle mie risa, quelle dei miei pianti.
Mi sporgo sulla soglia della commozione ma ancora sorrido, scrutando i miei difetti e le mie qualità.
Avverto un frammento di soddisfazione al pensiero della strada fin qui percorsa: poiché quella resta, al di là di tutto.
Quella resta, al di là degli inciampi e delle cadute.
“Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose e dalle posizioni.
Un ultimo sguardo commosso, e chi s’è visto s’è visto.”
In corsivo, estratti dal brano “Altrove” di Morgan – (Marco Castoldi)