L’assertività delle Stagioni.

Come un’impetuosa folata di vento spalanca portoni dalla chiusura difettosa,
così giunge l’autunno a far suo uno spazio che mi stava ancora raccontando l’estate.

Che giunga l’autunno, a queste latitudini, è cosa inevitabile:
dalla prospettiva di un infante curioso di scorger il mondo al di là delle vesti materne, inoltre, diviene anche apprezzabile.
Ancor più apprezzabile se imparo a modulare l’intensità del cambio di stagione,
cosicché l’irruenza con cui si palesa l’autunno non mi parli più di violenza ma, au contraire, torni ad essere l’effervescenza naturale d’una sana adolescenza:
quell’infante, in fondo, è cresciuto.
Quell’infante è cresciuto e la sua curiosità con lui, mutando in fermento effervescente con cui dà prova di saper compier scelte in autonomia:
è il vagito di un’identità che rivendica a gran voce l’umano diritto ad uno spazio solo suo.

Gli eventi della Vita ed il fluire del Tempo, pur nella loro naturale inevitabilità, cominciano così ad interagire con il mio scorrere solo in funzione della mia eventuale predisposizione ad accoglierli.
Questo accade appresa l’Arte di riparare le serrature difettose, affinché i portoni d’ingresso riacquistino la loro funzione primaria:
sceglier quando aprire la mia Casa al mondo,
quando lasciarlo entrare o andargli incontro.
L’effervescenza dell’adolescente che ero diviene così, nell’adulto che sono, consapevole assertività.

A tutelare l’intimità d’uno spazio sacro vi è oggi lo scatto metallico d’una serratura che con l’età adulta ho saputo riparare: uno scatto secco a deciso, a protegger un’identità ora in grado di scegliere quando concedersi alle Stagioni in amplessi che, così, diventan del tutto consenzienti.

Come un’impetuosa folata di vento s’infrange impotente sullo spessore legnoso di portoni fortificati nel Tempo,
così giunge l’autunno a lambire appena i confini di quello spazio che ancor mi parla d’estate.

 

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